Fornire i propri dati in cambio di soldi è l’ultima trovata di Facebook, che con il lancio dell’applicazione Viewpoints pagherà gli iscritti che parteciperanno volontariamente alle attività previste dal programma.
Cosa bisogna fare? Nulla di complicato, poiché si tratterà di completare dei sondaggi, effettuare ricerche e prove di prodotti, oppure contribuire a migliorare le tecnologie di intelligenza artificiale dell’azienda registrando la pronuncia dei nomi per migliorare il riconoscimento vocale, o ancora catalogare le immagini per sviluppare l’apposito servizio. Compiti semplici, insomma, con i quali il gruppo di Mark Zuckerberg mira a ottenere informazioni utili per affinare e introdurre nuove funzionalità su Instagram, WhatsApp, i visori per la realtà virtuale Oculus, lo smart speaker Portal e lo stesso Facebook. Per convincere gli utenti l’azienda punta sul premio più ambito, ossia i soldi. Prima di ogni attività,
Facebook comunicherà ai diretti interessati (solo maggiorenni) quali dati saranno raccolti e come verranno utilizzati, oltre al numero di punti in palio per chi completa il programma. Accumulando tali punti scatterà poi il pagamento, che sarà inviato sul conto PayPal dell’utente, con un tetto massimo annuale di 600 dollari (pari a 540 euro). L’applicazione è per ora circoscritta al mercato statunitense e, qualora dovesse rivelarsi efficace, arriverà nel resto del mondo, a partire dall’Europa, entro i primi mesi del 2020. Premesso che già Google utilizza un sistema identico per chi partecipa a dei sondaggi, considerati i precedenti con Facebook, il dibattito online sul trattamento dei dati è scattato subito.
Dopo lo scandalo Cambridge Analytica, il social network è stato costretto a bloccare l’app Onavo VPN (usata per controllare le app utilizzate dagli utenti, inconsapevoli), così stavolta ha specificato che non venderà dati a società terze e non renderà pubblica la partecipazione degli iscritti a Viewpoints.
Cosa bisogna fare? Nulla di complicato, poiché si tratterà di completare dei sondaggi, effettuare ricerche e prove di prodotti, oppure contribuire a migliorare le tecnologie di intelligenza artificiale dell’azienda registrando la pronuncia dei nomi per migliorare il riconoscimento vocale, o ancora catalogare le immagini per sviluppare l’apposito servizio. Compiti semplici, insomma, con i quali il gruppo di Mark Zuckerberg mira a ottenere informazioni utili per affinare e introdurre nuove funzionalità su Instagram, WhatsApp, i visori per la realtà virtuale Oculus, lo smart speaker Portal e lo stesso Facebook. Per convincere gli utenti l’azienda punta sul premio più ambito, ossia i soldi. Prima di ogni attività,
Facebook comunicherà ai diretti interessati (solo maggiorenni) quali dati saranno raccolti e come verranno utilizzati, oltre al numero di punti in palio per chi completa il programma. Accumulando tali punti scatterà poi il pagamento, che sarà inviato sul conto PayPal dell’utente, con un tetto massimo annuale di 600 dollari (pari a 540 euro). L’applicazione è per ora circoscritta al mercato statunitense e, qualora dovesse rivelarsi efficace, arriverà nel resto del mondo, a partire dall’Europa, entro i primi mesi del 2020. Premesso che già Google utilizza un sistema identico per chi partecipa a dei sondaggi, considerati i precedenti con Facebook, il dibattito online sul trattamento dei dati è scattato subito.
Dopo lo scandalo Cambridge Analytica, il social network è stato costretto a bloccare l’app Onavo VPN (usata per controllare le app utilizzate dagli utenti, inconsapevoli), così stavolta ha specificato che non venderà dati a società terze e non renderà pubblica la partecipazione degli iscritti a Viewpoints.