Fate molta attenzione alla "cattiva informazione" ed alle tante fake news sul coronavirus che si stanno diffondendo tramite WhatsApp: ultima in una lunga lista, è quella raccontata in un messaggio di oltre cinque minuti, nel quale un uomo italiano racconta di essere “prigioniero in Cina”, per poi puntare il dito verso i media del Bel Paese. Ma, chiaramente, nulla di ciò che dice è vero.
Il complotto delle istituzioni per tenere nascosta la gravità della situazione, i media che nascondono la verità ai cittadini per non spaventarli, casi di persone infette da coronavirus in diverse zone d'Italia. Tutte bufale. Non c'è altro termine per definire la grandissima mole di fake news che si stanno diffondendo in queste ultime ore su WhatsApp, notizie false ed esagerate create e condivise con il solo scopo di allarmare ancor di più le persone, già in ansia da coronavirus: è delle ultime ore la scoperta che, data la grande mole di richiesta, i prezzi delle mascherine antivirus sono aumentati di oltre il 1570 percento.
L'ultima bufala sul coronavirus che circola su WhatsApp
Ultima in una lunga lista, è la bufala raccontata in un messaggio audio condiviso su WhatsApp a mo' di Catena di Sant'Antonio, un audio in cui vengono rinchiuse un gran numero di bufale e fake news e in cui si sente parlare un uomo italiano del quale, chiaramente, non si conosce né nome né cognome: per oltre cinque minuti racconta di essere "prigioniero in Cina", per poi puntare il dito verso i media del Bel Paese.
"Se i media avessero raccontato la verità, non sarei venuto qui", accusa l'italiano. Per poi iniziare a ripetere per più volte la bufala del virus creato in laboratorio che, sempre secondo questa incredibile bufala, sarebbe nato da una manipolazione voluta della Sars.
Il procurato allarme è una pratica illegale
La realtà dei fatti è che chiunque dovrebbe dare il suo contributo per evitare che si diffondano queste notizie false su WhatsApp.
Procurare un falso allarme su un argomento così delicato potrebbe avere delle conseguenze importanti anche nel Bel Paese ed è essenziale che, una volta ricevuto un messaggio del genere, non lo si invii ad altre persone.
Tra le altre cose, inoltre, va ricordato che la violazione di Procurato allarme è una pratica illegale, regolata dall'art. 658 del codice penale e punita seriamente con un'ammenda che può arrivare a 516 euro oppure una reclusione che può essere di un periodo massimo di 6 mesi.
Fonte. Fanpage.it